Ci avviamo verso la fine del mese di ottobre, e come sempre da qualche anno a questa parte si mette in moto la variegata macchina di Halloween, termine che in inglese – nella sua variante scozzese – significa ‘vigilia di tutti gli spiriti sacri’.
È una ricorrenza che viene onorata in tanti paesi: in Italia si celebrano tutti i santi il 1° novembre, mentre il giorno successivo è dedicato ai morti; in Messico ‘el dia de los muertos’ vede una massiccia partecipazione fatta di maschere, trucchi, abiti e parate; nel mondo anglosassone è diventato una sorta di carnevale dove il tema conduttore è la morte, il gotico e qualsiasi altro soggetto ‘oscuro’.
Quest’ultima versione è diventata dominante e si è diffusa un po’ ovunque, come tutti quei fenomeni che dagli States hanno acquistato una valenza commerciale anche altrove. Per ciò l’argomento è regolarmente preso di mira da vari tipi di purismo, denunciandolo come qualcosa che non appartiene nello specifico alle tradizioni del nostro paese. Non vogliamo qui dissertare di quanto in fondo nulla sia esente dalle contaminazioni nel corso delle epoche, e di quanto ciò che viene ritenuto una specificità italiana ora possa in realtà fare riferimento a qualcosa di totalmente estraneo alla nostra penisola nel passato. Credo invece che l’evento possa essere visto e vissuto in tanti modi diversi: concedendosi un momento di profonda riflessione, ricordando i cari estinti ma anche facendone un’occasione per celebrare e divertirsi, stare insieme e giocare. Dopotutto è nel gioco che si tessono i legami e la conoscenza, inoltre lo spirito di Halloween potrebbe permettere la dissacrazione proprio per imparare, poi, a prendere le cose sul serio. Si tratta di un meccanismo comune, ed efficace, fin da tempi remoti per tante comunità: concedere all’interno di un tempo limitato la libertà di assecondare i propri istinti, di scatenare la vitalità e l’irrequietezza, così che ritornando all’ordine le regole vengano maggiormente tollerate. Questo accadeva, per esempio, durante i Saturnali, le festività di epoca romana che si svolgevano nella seconda metà di dicembre. Oltre alla connotazione religiosa, erano animati da grandi banchetti e sacrifici, ma costituivano anche un’occasione in cui le gerarchie sociali erano sovvertite, per cui gli schiavi erano uomini liberi che potevano sbeffeggiare la classe di potere.
In questo periodo tutte le grandi città offrono innumerevoli possibilità di intrattenimento, e Roma non manca di fare la sua parte. Tutti si fanno contagiare da quest’atmosfera, dagli esercizi commerciali alla ristorazione, i locali notturni e i centri di ritrovo. È una strategia che paga, in quanto sia adulti che bambini hanno il desiderio di seguire quest’onda, e poi di farsene travolgere. Una rapida ricerca sul web darà l’idea della quantità di opzioni nella Capitale: gli eventi specifici per bambini, teatro, feste private, giochi di ruolo, concerti, luoghi ed edifici storici aperti al pubblico per una fruizione speciale. Le proposte sono decine, e per tutti i gusti.
C’è anche un tipo di turismo che ama soggiornare in luoghi che sono permeati da quel tipo di atmosfera. In Scozia si può pernottare in castelli antichi che si dice siano infestati dai fantasmi, in Romania il castello di Dracula è meta obbligata per chi transita in zona. Se questo è il vostro desiderio, è possibile spulciare nel vostro motore di ricerca preferito o piattaforma dedicata agli alloggi e trovare qualche menzione su case abitate da spiriti, ville isolate e inquietanti, oppure… chissà, magari una ex chiesa sconsacrata.
Roberto Fustini
Ig @fustinir Fb Roberto Fustini scrittore