Rione Monti – Roma

C’è un quartiere di Roma che accoglie in sé tanta bellezza quanta difficilmente ne potrete trovare altrove, nella Capitale.

Vi do alcune indicazioni: ospita i Mercati Traianei, si affaccia sui Fori Imperiali e lambisce il Colosseo, comprende il Colle del Quirinale e quello del Viminale. Sto parlando del I° Municipio di Roma, il Rione Monti, che nel passato includeva un altro dei suoi sette colli, l’Esquilino.

Non è solo sede di numerosi siti archeologici, ma anche di opere d’arte, musei, palazzi importanti, chiese e basiliche, strade antiche e moderne che sono di per sé musei viventi, notevoli esempi di architettura dell’Ottocento e del Novecento. Inoltre è da Colle Oppio che possiamo accedere oggi a quel che resta di visitabile della Domus Aurea, la sontuosa residenza di Nerone che si estendeva dal Colle Esquilino fino al Colle Palatino. Da lì, percorrendo la via Labicana, si arriva fin quasi a San Giovanni in Laterano, ma è imprescindibile dedicarsi alla scoperta di quel che si trova oltre Colle Oppio. C’è una zona residenziale, edifici signorili e marciapiedi alberati che caratterizzano via Muratori, via Bonghi, via Botta e le altre laterali che si intrecciano fino ad arrivare a via Merulana. All’altezza di via dello Statuto c’è il teatro Brancaccio, e da lì si riesce anche a godere di un primo scorcio mozzafiato della basilica di Santa Maria Maggiore. Seguiamo la sfilata di magnolie che presidia via Giovanni Lanza e in breve ci troviamo a piazza della Suburra.

Ha sempre costituito il cuore del quartiere, chiamato Suburra perché considerato una zona plebea, di locande malfamate. Al pari solo di Trastevere, ha sviluppato una sua identità forte ed è stato risparmiato da un eccessivo rinnovo architettonico, mantenendo la stessa atmosfera di un tempo. Le strade strette, le botteghe, è affascinante vagare e lasciarsi avvolgere dalla sua quiete.

Qualche suggerimento sulle strade da perlustrare?

Via Leonina, via Urbana, via dei Capocci, via dell’Angeletto.

È soprattutto qui che si concentra il fiorire delle varie attività. Ovviamente per bere e mangiare c’è solo l’imbarazzo della scelta. La mattina è possibile incontrare i garzoni e gli addetti alla consegna che portano prodotti freschi ai ristoranti e alle trattorie, con piccoli furgoni o carrelli spinti a mano, quasi venissero direttamente dalla campagna. Vanno a rifornire ristoranti, pizzerie, osterie e taverne: La cicala e la formica, Al Tettarello, Grazie a Dio è venerdì, Non c’è trippa per gatti. Le gastronomie e il cibo da strada: Mizio’s, T&C burger lab, Trieste, Sciué Sciué, Aromaticus, pasticceria siciliana e crudista. Oppure ci sono le offerte di cibo esotico/fusion e cocktail bar dall’atmosfera vellutata come Drink Kong o l’Hawaiian bar.

Solo quando si arriva a piazza della Madonna dei Monti, però, ci si trova in quello che è il fulcro della rutilante movida serale, coi tavoli all’aperto e l’offerta di drink e cibo di qualità.

In questo girovagare è facile imbattersi in angoli o panorami che impongono lo scatto teso a imprigionare la bellezza addirittura sensazionale a volte nella sua semplicità. È la vista che si gode dalla Salita dei Borgia verso la scalinata di via di San Francesco di Paola, oppure è scendere da piazza dell’Esquilino su via di Santa Maria Maggiore, che diventa presto via Panisperna. Qui, al civico 89, quasi cento anni fa alcuni ricercatori tra cui Fermi, Segré e Majorana inaugurarono l’era nucleare. È anche una delle vedute più fotografate della zona, la strada che scende, sale e ridiscende come fossi a San Francisco. Diventa magica soprattutto al tramonto, quando lo sguardo segue un percorso fluido e quasi infinito, scivolando verso la torbida pozza di luce che si raccoglie e muore nei pressi di Villa Aldobrandini e Largo Magnanapoli. E siamo già al Quirinale.

Anche in via Panisperna ci sono bistrot e jazz club, gallerie d’arte e trattorie tipiche romane. Ma ora basta parlare di food & drink. Nel Rione Monti ci sono numerose librerie, negozi di strumenti musicali, cineclub. Poi antiquari e artigianato, botteghe di falegnami e tappezzieri, oggettistica per la casa handmade, finissimo modernariato del vetro e Nordic design, gallerie e studi di visual design (Tirodritto, Studio Silice, Dmake, Angelina Chavez), nonché negozi di abbigliamento e accessori vintage.

Ho parlato con chi vive e lavora nel quartiere. Volevo andare oltre l’immagine che mi si offriva, e che talvolta può celare una realtà un po’ diversa. Parlando con Lucio ho capito che un buon 40% degli esercenti conduce una gestione decennale e circa altrettanti hanno cominciato la loro attività negli ultimi dieci anni. Il restante 20% è costituito da quei negozi o locali che rientrano nel fisiologico ricambio del breve periodo. Emergono nuove imprenditorialità, la risposta a richieste differenti, il tentativo di incontrare altre curiosità. Questo riguarda le cucine fuori dall’ordinario, sia come origine sia come materia prima, ma anche servizi e un nuovo artigianato (che a volte sa comunque di antico).

Ma cosa potrebbe fare l’amministrazione pubblica per migliorare un quartiere già così popolare e amato, come renderlo più attraente per chi ci vive e per chi viene a visitarlo?

Su questo, in particolare Elisabetta e Chiara ritengono che la pedonalizzazione quasi totale significherebbe una grande rinascita, nonostante alcune fasce di residenti continuino a irrigidirsi sul contrario. Menzionano ovviamente la sicurezza e il decoro, questioni che potrebbero ricevere la collaborazione entusiasta dei residenti stessi.

Qual è il punto di forza del quartiere, qual è il segreto di questo fascino che dura nel tempo?

Sintetizzando l’opinione dei più, uno degli elementi che emerge è l’autenticità. Certo la popolarità può intaccare questo aspetto, a volte la presenza di case vacanza rischia di offuscare quella che è la vera essenza del rione. Ma è quella che i turisti vogliono vedere, e a Stay in Rome Apartments lo sappiamo bene. Fin dagli inizi ci siamo mossi per poter offrire a chi viene a visitare Roma la possibilità di stare in un appartamento proprio qui. Pur vedendo di buon occhio i servizi che nascevano di volta in volta rivolti al viaggiatore, abbiamo incrociato le dita perché il quartiere non perdesse il proprio vero volto. Per fortuna così è stato, e anche Fabio me lo conferma: la convivenza serena tra residenti e turisti che soggiornano qui è un fatto. Il visitatore si diverte, è felice nell’immergersi in questa bolla speciale. E anche questo è dovuto alla forza del quartiere. Mi riporta alla memoria un evento emblematico, la morte del regista Mario Monicelli, nel 2010. Era talmente legato a questa zona, in cui viveva, tanto da lasciare nelle sue ultime volontà l’indicazione di non fare alcun funerale. La sua salma fu portata, prima che alla Casa del cinema, nel rione, per stare ancora insieme ai suoi ‘monticiani’.

Da queste sue parole ho capito qual è la forza di questo posto: laicità, genuinità, vicinanza e identità.

 

Roberto Fustini

Ig @fustinir Fb Roberto Fustini scrittore

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