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Le ingiuste sanzioni del Comune di Roma per la tassa di soggiorno

Controlli basati su presupposti errati

Per le persone “addette ai lavori” che si occupano di turismo nella nostra città non sarà di certo una novità: il Comune sta multando i proprietari di immobili destinati agli affitti brevi per i turisti con la motivazione di errate comunicazioni della tassa di soggiorno.

Ma, per chi fosse un proprietario che, magari sta già affittando il proprio appartamento o ha intenzione di farlo, ecco cosa sta capitando.

Le sanzioni sulla tassa di soggiorno

Cuore del problema sono – ovviamente – le sanzioni (da pagare entro 60 giorni) che sono partite da un controllo incrociato tra i dati della Questura sulle presenze che gli operatori sono tenuti a comunicare, quelli dell’Agenzia delle Entrate e quelle effettivamente pagate al Comune.

Come puoi ben intuire, è venuto fuori che i numeri sono discordanti. Ma non è capitato per malafede o truffa ma perché – semplicemente – il database del Comune sulla tassa di soggiorno e quello della Questura sulle presenze hanno criteri diversi di utilizzo.

In estrema sintesi, i dati alla Questura vanno trasmessi per intero mentre quelli al Comune con le esenzioni.

Una regola che gli operatori sul territorio – come noi di Stay in Rome Apartments – ben conosciamo e applichiamo agli appartamenti in nostra gestione.

Il problema è che… il Comune non li conosce altrettanto bene.

Questo lo sappiamo perché gli accertamenti non tengono conto delle esenzioni per la tassa di soggiorno che riguardano

• i bambini al di sotto dei 10 anni;
• Le persone disabili;
• I residenti a Roma;
• Soggiorni superiori alle 10 notti.

Fatta questa precisione ora cerchiamo di essere il più chiari possibili, descrivendoti il problema con un esempio pratico.

Immaginiamo una famiglia composta da 4 persone che ha con sé un minore sotto i 10 anni e una persona disabile che decide di soggiornare a Roma per una notte (così da semplificare).

Il gestore, recuperata quest’informazione al check-in dovrà comunicare:

• Alla Questura le 4 presenze;
• Al Comune solo i due che devono pagare la tassa di soggiorno, escludendo i due esenti.

Chiaro, no?

Inoltre, abbiamo testimonianza di altri dati che NON sono stati considerati e stanno generando molta confusione.

Parliamo degli arrivi e partenze scaglionati.

In pratica:

Se un gruppo di ospiti effettua una prenotazione di 4 notti ma, durante il soggiorno, scopriamo che uno o più dei componenti del gruppo ha lasciato anticipatamente l’appartamento (cosa che accade con una certa frequenza), la tassa di soggiorno:

• Per il Comune, vale il pagamento delle notti effettive usufruite da ciascun ospite;

• Per la Questura restano valide le 4 notti perché la comunicazione alla Questura non prevede modifiche, né sono necessarie ai loro scopi di Pubblica Sicurezza.

Ed è da tutte queste differenze di “approccio” che nascono le discrepanze nei numeri.

Il problema è che da una questione prettamente tecnica e burocratica, i proprietari ne risultano danneggiati.

Chi sono i proprietari colpiti da queste esenzioni?

Tra i più ingiustamente colpiti sono quelli che lavorano con Airbnb, per un semplice motivo.

Queste persone non maneggiano neppure il denaro (gestendo tutto la piattaforma) di questa tassa, dato che viene riscossa direttamente dai turisti e versata al Comune,

Perciò, ci chiediamo – a nome loro:


Come si fa a chiedere soldi a chi non li ha mai ricevuti e che il Comune ha già incassato?

 

Nel nostro caso, gestendo noi gli ospiti prenotati tramite Airbnb, siamo tenuti a registrarli alla Questura ma SENZA versare il denaro della tassa di soggiorno, perché se ne occupa direttamente la piattaforma.

Non solo: il Comune, nel corso del 2022, ha inserito nel programma di comunicazione degli incassi delle tasse di soggiorno (GECOS) un’opzione affinchè il proprietario possa segnalare i pernottamenti provenienti da Airbnb, nonostante tale procedura sia in OPPOSIZIONE alla Legge emessa dallo stesso Comune, secondo cui è Airbnb che ha il compito di effettuare tutte le comunicazioni e dichiarazioni riguardanti l’imposta di soggiorno.

Questo è per i proprietari un danno economico e, per noi operatori, è un danno d’immagine importante perché siamo per loro i delegati di fiducia del loro appartamento e della loro seconda fonte di guadagno… ed è nostro compito gestire le imposte di soggiorno.

Ma ora, al netto dell’ingiustizia,

Come ci stiamo muovendo per risolvere il problema?

Noi di Stay in Rome Apartments abbiamo subito reagito a quella che per noi è una – senza troppi giri di parole – un’aggressione fiscale da parte del comune di Roma e abbiamo scelto due vie:

1. la Trasparenza: stiamo spiegando ai proprietari il meccanismo errato con cui sono stati condotti gli accertamenti

e, ancora più importante,

2. la nostra Assistenza gratuita: stiamo preparando i documenti necessari per supportare il proprietario ad effettuare una procedura di Autotutela ed in caso di necessità, patrocinando una parte delle procedure di Ricorso al tribunale tributario.

Perciò, se sei proprietario di un alloggio che utilizzi per gli affitti brevi e hai bisogno di assistenza, puoi compilare il form qui sotto – ti contatteremo e ti aiuteremo a risolvere questa aggressione del Comune sulla tassa di soggiorno!

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