Viaggiare significa arricchirsi, conoscer/si, aprire la propria mente. Vuol dire anche fare nuove esperienze, perciò assaporare nuove gioie, altri tipi di bellezza. In tutto questo acquisiamo occhi speciali, e un contributo importante lo può offrire chi questi occhi speciali già li ha.
Sono andato a Bologna, in una di quelle sue zone così affascinanti per l’intrecciarsi dei portici, per i palazzi austeri e allo stesso tempo protettivi di via Saragozza. È lì che l’Associazione d’Idee ha la propria sede. È stata fondata circa vent’anni fa, fra gli altri, da Rosanna De Sanctis, che ne è la presidente, per occuparsi di disagio e disabilità.
Gli obiettivi? Integrazione e inclusione, in senso biunivoco: non è solo chi ha caratteristiche di disabilità a dover essere integrato, anche tutti gli altri dovrebbero imparare a convivere con la diversità intorno a loro. Le esperienze dei campi estivi, i laboratori per lo sviluppo della sfera cognitiva, pratica ed emotiva li hanno portati a concepire progetti sempre più ambiziosi.
Nasce così la Casa delle Idee.
I ragazzi con sindrome di down sperimentano per la prima volta l’uscita dalla famiglia e la possibilità di soggiornare qui fino a due settimane in parziale autonomia. Sono piccoli gruppi assistiti da un educatore, si dedicano alle attività quotidiane e grazie a tutto ciò acquisiscono sempre maggior disinvoltura. Qualcuno ha un lavoro part time o frequenta un tirocinio, altri studiano, e per il resto del tempo cucinare, rassettare e stare insieme è propedeutico, oltre che piacevole.
Giacomo Busi, psicologo e formatore che collabora con l’associazione quasi fin dai suoi esordi, mi spiega a cosa ha portato il percorso intrapreso. Tutto nasce dal fatto che, rispetto ai lavori meccanici e ripetitivi ritenuti un tempo adatti ai ragazzi con sindrome di down, si è sviluppata poco a poco l’attitudine a trovare collocazioni che valorizzino le singole abilità e siano per questo più gratificanti. In termini personali e di obiettivi. Nel nostro caso specifico, inoltre, le esperienze dei laboratori e le competenze acquisite a livello professionale li hanno resi pronti per qualcosa di più importante. Hanno affittato un appartamento nelle vicinanze della sede, l’hanno rimesso in sesto e preparato per l’accoglienza. La Via delle Idee è il bed&breakfast che non ti aspetti.
Dopo essersi guadagnati l’attribuzione di bandi ed essersi dedicati alla mobilità sostenibile, le motivazioni per credere e spendersi in questo nuovo progetto erano molteplici: è un ambito che riunisce diverse competenze, da sviluppare e mettere in pratica. Tutto ciò con cui si è familiarizzato per anni viene applicato in uno scenario lavorativo, un tipo di situazione sempre vista dall’esterno che vede i ragazzi finalmente come attori. Si tratta di una realtà che hanno vissuto sin dal suo concepimento, sono orgogliosi di farne parte e consapevoli di quanto possano fare per migliorarla. In fondo fin dai primi incontri gli educatori si sono prodigati nel trasmettere loro l’importanza delle cose, in questo caso del lavoro. C’è quindi la componente dell’essere arricchiti dall’incontro con gli ospiti, e al tempo stesso si persegue l’abbattimento dei pregiudizi facendo conoscere i ragazzi. La consapevolezza e la responsabilizzazione di questi vanno di pari passo con l’avvicinamento di chi non sa esattamente di cosa si parli. Decisamente è qualcosa che fa bene a tutti.
La ‘Via delle Idee’ viene inaugurato nel dicembre 2020 (non esattamente in un periodo facile) ma ha ricevuto da subito reazioni positive da parte degli ospiti. È un esempio unico in Italia, dato che finora ci si era limitati a esperienze di collaborazione con ragazzi down nella gestione di alberghi, agriturismo o ristoranti. Il caso specifico del bed&breakfast implica un rapporto diverso con il viaggiatore. Non significa solo preparare i letti, dividere l’immondizia, ricollocare i kit di benvenuto e per la colazione ma anche accogliere personalmente gli ospiti, capire cosa significa accoglienza. È un termine tecnico, ma vuol dire anche molto altro.
In prima fila ci sono soprattutto Giovanni, Agnese e Elena, i quali sanno come comportarsi con uno straniero, quali parole usare e come valutare la persona che hanno di fronte. Mostrano l’appartamento e ne illustrano le potenzialità, danno informazioni su cosa fare in città supportati dal servizio di Bologna Welcome, elargiscono mappe e consigli. Ci tengono a sapere durante il soggiorno se tutto va bene, e al momento del check-out sono presenti per ringraziare e invitare a tornare qui. Giovanni di solito sottolinea quanto per lui sia importante mettere l’ospite a proprio agio, e questo la dice lunga sulla sua sensibilità e su ciò che ha appreso dall’inizio di quest’avventura.
Con tutto quest’impegno i risultati non si sono fatti attendere: le persone spesso ritornano, lasciano giudizi molto buoni e ci sorprendono positivamente soprattutto quando arrivano ignari del tipo di gestione a cui si troveranno di fronte. È questo il tipo di interazione a cui Giacomo e i suoi colleghi fanno attenzione, alla qualità del servizio offerto e a ciò che l’incontro tra ospiti e host può significare. Come del resto al fatto che sia chiaro quanto questo tipo di alloggio sia aperto a tutti.
La ‘Via delle Idee’ merita di essere conosciuta e promossa, anche se Rosanna e tutti gli altri stanno già ottenendo risultati egregi. Visti la loro competenza e gli obiettivi raggiunti, le amministrazioni pubbliche si sono dimostrate ben felici di dar loro visibilità, mass media e social network hanno fatto la loro parte, nondimeno il cortometraggio ‘Sognando Gianni Morandi’. Era un sogno di Giovanni, quello di incontrare il cantante e di interpretare insieme a lui una delle sue più famose canzoni, e alla fine lo ha realizzato, insieme agli altri ragazzi dell’associazione, cogliendo l’occasione per raccontare la loro storia.
È importante fare rete, confrontandosi e dialogando con altre realtà del genere, per condividere la loro esperienza e magari dare coraggio ad altri nel perseguire strade simili. Il segreto è comunque uno solo: seguire un percorso che prepari all’autonomia, alla consapevolezza di un’identità sociale, e professionale.
La strada è ancora lunga, e nonostante siano tutti molto soddisfatti all’associazione non si accontentano. Intendono coinvolgere piano piano tutti i ragazzi che lo desiderino, puntando sulle singole abilità, consolidando il sostegno economico che può portare il bed&breakfast e perfezionando l’inclusione sociale che viene dal rapporto con gli ospiti. Questi sperimentano in prima persona l’azione dell’accoglienza e sicuramente ne faranno tesoro, contribuendo a una vera evoluzione sociale. Le famiglie dei ragazzi down, d’altra parte, non possono non guardare a tutto ciò con grande entusiasmo e sollievo. È un passo importante per il futuro dei loro figli, perché possano raggiungere un tipo di autonomia e di progettualità che assicuri loro un domani più sereno.
Come sempre accade, i giovani portano freschezza e speranza nella vita di tutti noi. I giovani sono gli operatori dell’associazione, sono i ragazzi come Agnese, Elena e Giovanni i quali la vivono come una vera e propria palestra per la loro quotidianità, sono gli ospiti del bed&breakfast, sorpresi e soddisfatti, arricchiti dall’esperienza.
Come si evolverà tutto ciò? Non lo possiamo dire con certezza, ma io sono ottimista. Perché penso che in fondo tutto dipende da noi.
Roberto Fustini
Ig @fustinir Fb Roberto Fustini scrittore